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Riconosciuto come lo sport nazionale del Giappone, il sumo è un tipo di combattimento corpo a corpo in cui un lottatore cerca di atterrare l’avversario o farlo uscire dalla zona di combattimento.
Si stima che il primo combattimento di sumo in Giappone sia avvenuto nel 624 d.C. e per il primo secolo sia rimasto uno spettacolo d’intrattenimento. Solo a metà del sesto secolo nacquero i primi tornei, caratterizzati da grande sfarzo ed dal raffinamento delle tecniche di combattimento. Intorno al 1200, in seguito ad un impoverimento del paese, il Sumo perse velocemente d’importanza, per ritornare in auge quattro secoli dopo, quando iniziò ad essere praticato dai Samurai senza padrone, o Ronin. In seguito alla chiusura dei confini giapponesi il Sumo iniziò ad essere praticato anche per beneficenza o per strada, ma la situazione sfuggì di mano e, nel 1648, il Sumo venne vietato. Dopo una pausa di 20 anni ai Ronin venne permesso di ritornare a praticare Sumo, che, nel diciottesimo secolo, passò da spettacolo di beneficenza a disciplina organizzata professionalmente. Nel 1833 il tempio di Fukugawa Hachiman venne ufficializzato come Hombasho, diventando la residenza ufficiale del Sumo.
Con l’inizio dei contatti con l’Occidente, durante il diciannovesimo secolo, il Sumo venne visto come troppo legato alla tradizione e si arrivò a proporne l’abolizione. Dal 1884, parallelamente alla riscoperta dell’identità nazionale giapponese, il Sumo venne rivalutato fino a divenire lo sport nazionale per eccellenza.